Il titolo accattivante ma anche ambiguo è posto a richiamare l’attenzione di 7 poeti di
acclarata fama che costruiscono attorno alla sua polisemia e alla
sua pervasività un discorso poetico
multiforme e di significati vari , individuali , proteiformi.
Se il titolo intendeva dar ragione dell’essenza della poesia,
l’intento non è riuscito ; la poesia accade come l’amore, e come l’amore va
curata, con confronti, letture, frequenti ritorni e rimandi. E’ quasi
impossibile dare una definizione della poesia che sia esaustiva: essa è
comunicazione e relazione, ma anche ricerca dell’identità profonda e
soprattutto essa è costruita con parole che vengono ricontestualizzate ,
ricreata consentendo loro di diventare scaturigine di nuove realtà, non meno
vere né meno concrete.
L’antologia è impreziosita da foto di Gabriella Maleti, molto
suggestive ed è tirata in un numero limitato di copie (399) tutte numerate a
mano.
L’antologia si apre con i testi
in prosa poetica di Lucianna Argentino , una voce di spicco fra quelle
contemporanee. Probabilmente l’uso del verso lungo, ipermetrope (?) consente di dare al suo pensiero una
completezza e una coesione che forse il verso breve non le consentiva. I suoi
brani sono tesi , arditi, profondi e abbracciano la parola , che sostanzia la
poesia, e la vita. Usa lo stratagemma della terza persona per non farsi
sopraffare da quanto va dicendo. Mi piace qui riportare il brano che apre la
sua silloge: “ La bambina guardava
il padre che con un righello e una matita tracciava righe sui fogli bianchi del
diario con la copertina……… Tracciava righe perché le parole non sbandassero su
quel bianco che allora le era estraneo, perché quel bianco non l’abbagliasse,
ma la punta della penna si poggiasse su di esse e proseguisse diritta il suo
viaggio. Cominciava così ad imparare che la realtà si può riscrivere, su quel
bianco poteva progettare se stessa e offrire un rifugio al tempo”
E’ una fiabesca ma anche
realistica spiegazione della funzione della scrittura: è vero che essa ci
consente di riscrivere la realtà e di progettare la nostra identità. Le righe
non sono sbarre ma punti di appoggio, griglie per salire o discendere.
Non meno significativi sono gli
altri scritti di Lucianna che riflette sulla conoscenza minuta e su quella
complessa, sul silenzio e sulla parola, sulle mani, strumento che decide lo
spessore dell’umanità.
I testi a seguire di Pasquale Balestriere si aprono a paesaggi interiori
ed esteriori di bellezza e di armonia, dove la speranza trova un nido protetto
per ripararsi. Rispondono perfettamente al titolo:
sono percezioni d’invisibile e ,
ossimoricamente, amara denuncia di “ seminato/ pianto, infruttifero grido di
giorni/ che il pio occidente accoglie.”
I versi di Floriana Coppola che
sono raggruppati in poemetto dal titolo “Trascendenze” sono venati d’amaro,
sollevano il velame del belletto per smascherare la miseria che nascondono, il
male, il dolore, le nefandezze: “ …/
compagine indolente, sale e scende/ la scala tra verticali sospensioni del
respiro/ del nostro respiro, respiro di terra e di fango/ e polvere raggrumata
nei polmoni/ …”; ancora una volta
si chiede alla poesia la salvezza: “ datemi un nome/ inviate il mio ultimo
recapito/ l’esercito bellicoso appassionato/ di sillabe, questo concerto bianco
lucente/ di vocali e io risorgerò intatta/….” Dunque la poesia salvi
l’armonia ( la vita?), basta far caso
ai campi semantici a cui fanno capo la
vita e quello a cui fa capo la parola: il primo fango , il secondo concerto.
Non meno amari sono i versi di
Giovanna Iorio, costruiti con grande intensità e con intensa melodia. La sua
visionarietà possiede una grande originalità e coinvolge le minuzie e le grandi
emozioni , perché la vita è costituita da entrambe; entrambi gli aspetti
finiscono con l’ essere spregiati quasi che la valutazione fosse solo
velleitaria e non meritassero che derisione. Ma la vita che ci rincorre e ci
trapassa ha magie che dobbiamo cogliere per non restare inani al punto di partenza
abbagliati dalla polvere che luccica e che non si riesce ad afferrare: “ …/
bisogna essere pazienti con la vita /
come un’arancia appesa ad un rami/ fuori la buccia amara/ dentro
gli spicchi rossi” ; e ancora : “
Domani un pezzo di cielo sarà/ sciolto./ Una pozzanghera in più fa comodo / a
molti./ “ E’ una poesia apparentemente semplice questa di Giovanna eppure
esamina la ragione stessa dell’esistenza e ci porge l’inesausta domanda del
perché e se pure la risposta non è certa , l’amarezza nasconde un succo buono.
Ed è questo buono che si deve cercare per gustarla nella sua pienezza e
totalità.
Molto più rapsodiche e donate al
vento perché trovi loro riparo in un’oltranza ospitale sono le poesie di Ketti
Martino e di Cinzia Marulli Ramadori;
entrambe le poetesse conoscono e proteggono un sogno di integrità e di
innocenza, non deflettono dalla loro certezza di trovare un porto sicuro anche
se la meta non è in vista , ma entrambe hanno assaporato l’esperienza del sogno
e ne portano ancora l’indimenticabile profumo:” …/Rette senza infinito, ci
rincorriamo nel poco/ stare insieme che non basta. cerchiamo ancora involucri
di sabbia per i castelli che sapemmo alzare.” ( Ketti Martino) e di Cinzia
Marulli Ramadori :” Sìè fatto mare il pensiero e m’ha immerso nel sogno/ nella
sua frescura mi piace restare/…”; “ Si sfiorano i sentieri del domani/
nell’apparente conclusione di un percorso.”
L’ultimo poeta antologizzato è
Marco Righetti che scrive di un’umanità in cerca di un salvifico approdo e che
è guardata senza distacco perché a quella si appartiene e se mille volte
abbiamo sentito i mali inflitti, alte mille abbiamo sentito le piccole gioie
ricevute: “ …/ metto il mio sguardo nei
tuoi occhi/ perché anche tu possa frantumare/ il marmo dello spavento/ ti scrivo
da una ferita che non ha più sangue/---“ . Potrei citare e citare, tanto vale
procurarsi il libro e leggerlo, è buona medicina per il pensiero e per gli
innumeri mali che ci colpiscono ma è capace anche di donarci una carezza sul
cuore, uno squarcio di luce, una piccola speranza.
Narda Fattori
Un carissimo ringraziamento a Narda Fattori per questa sua analisi dettagliata e sentita.
RispondiEliminaCinzia
Grazie ancora a Narda Fattori, per aver letto con empatia i nostri versi.
RispondiEliminaRingrazio anch'io Narda per questa sua attenta lettura e vorrei solo dire che dissento quando afferma che l'intento, ammesso che lo avesse, del titolo non è riuscito, in quanto come lei stessa afferma è quasi impossibile dare una definizione della poesia (visto che ogni poeta ha la sua, anzi ne ha più di una) ma poesia come percezione dell'invisibile mi sembra davvero calzante. Calzante anche quando la poesia racconta la realtà che ci circonda perché il suo è un dire che viene da luoghi interiori e dunque è percezione dell'invisibile che cose ed esseri custodiscono in sé. Un caro saluto, Lucianna
RispondiEliminaGrazie a Narda Fattori per l'accurata lettura dei nostri testi. Un affettuoso abbraccio. Ketti
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